La giornata mondiale del malato ricorre l'11 febbraio, ma il Papa ha voluto diffondere in anticipo il messaggio scritto per quel giorno e a naturalmente parlato a lungo della pandemia che ha colpito il pianeta. "Il mio pensiero, l'affetto e la sollecitudine della Chiesa vanno in particolare a tutti quelli che nel mondo patiscono gli effetti del coronavirus e a chi li assiste", scrive Francesco, "specialmente ai più poveri ed emarginati. La malattia non è una punizione, un castigo di Dio nè un segno della sua indifferenza ed essere malati ci fa sentire la nostra vulnerabilità e il bisogno in atto dell'altro, e impone a ognuno una domanda di senso che nella fede proprio a Dio si rivolge". Poi il Papa va al nucleo del problema emerso in questi mesi, e dice che benchè la pandemia abbia messo in risalto la dedizione e generosità di operatori sanitari, volontari, lavoratori, sacerdoti, religiose e familiari ha fatto anche emergere tanta inadeguatezza dei sistemi sanitari e carenze nell'assistenza alle persone malate. "Agli anziani, ai più deboli, ai malati non sempre è garantito l'accesso alle cure, non sempre lo è in maniera equa e questo" denuncia Bergoglio, "non dipende dal caso, ma delle scelte politiche, dal modo di amministrare le risorse ed all'impegno di chi ha posti di responsabilità. Occorre invece ricordare che investire nella cura e nell'assistenza delle persone malate è una priorità, legata al principio che la salute è un bene comune primario, serve un patto nella sanità tra chi ha bisogno di cure e che le somministra ,un patto che metta al centro la dignità del malato, perché una società è tanto più umana, quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti e sa farlo con efficienza animata da amore fraterno".