5 famiglie mafiose della Sicilia occidentale, in affari con i Casamonica di Roma e i Visiello di Torre Annunziata, in Campania. Un'alleanza per la produzione e lo spaccio di stupefacenti che aveva il suo centro di coordinamento a Partinico, una vera centrale della droga con la cocaina che arrivava da basso Lazio e Campania, l'hashish da Palermo, la marijuana che veniva coltivata qui. "A Roma sono venuti a caricare 120 kg di cocco" è una delle numerose intercettazioni delle indagini che hanno portato a più di 80 misure cautelari con arresti eseguiti in due operazioni, la Gordio dei Carabinieri e la Parsiniqua della Dia, tra le province di Palermo, Trapani, Milano, Roma, Latina, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari e Nuoro. "L'arma dei Carabinieri punta alla disarticolazione dell'organizzazione dedita alla spaccio perché è una delle costanti fonti di finanziamento di Cosa Nostra e togliere le fonti di finanziamento significa togliere il bacino di galleggiamento alla mafia, renderla più povera e quindi incapace di agire." In manette anche un agente di polizia penitenziaria, in servizio al carcere palermitano di Pagliarelli e l'ex collaboratrice di giustizia Giusy Vitale. L'inchiesta era partita nel 2017 da un'attività della compagnia di Partinico e del nucleo investigativo del gruppo di Monreale, da allora i Carabinieri intercettavano e seguivano i componenti dei cinque gruppi mafiosi, che cercavano di mantenere una tregua in nome del business più proficuo per l'organizzazione criminale: la droga. Ma una guerra di mafia era sul procinto di scoppiare, scrive il gip nell'ordinanza in cui parla di una "allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi". Atti intimidatori, spedizioni punitive erano i metodi usati per gestire gli affari e controllare il territorio. Atteggiamenti e metodi, come testimoniano le intercettazioni, che avevano permeato parte del tessuto sociale e anche il Comune era stato sciolto un anno fa per infiltrazioni mafiose.