Alle ore 8:32 è stata inocultata la prima dose prima, prima dose sul primo volontario, si tratta di una donna, di un vaccino tutto italiano messo a punto allo Spallanzani, insieme con la ReiThera, Azienda Farmaceutica di Castel Romano. La volontaria è rimasta poi in osservazione per qualche ora e tra pochi giorni toccherà agli altri volontari, 90 in totale, selezionati tra migliaia di candidati. La prima fase durerà 24 settimane, servirà a valutare innanzitutto la sicurezza del farmaco e poi la sua capacità di proteggere dal virus. La seconda fase, invece, potrebbe essere condotta all'estero, probabilmente in America Latina. Verrà sperimentato all'estero perché qui in Italia non abbiamo quei numeri così importanti di diffusività del virus che necessitano per la fase 2 e per la fase 3 che sono le fasi dell'efficacia e lo faremo quasi certamente all'estero, quasi certamente in Messico e in Brasile perché lì il virus è in una fase di grande diffusività e di grande crescita. Otto milioni di euro stanziati per il progetto, parte dalla Regione Lazio, parte dal Ministero della Ricerca, un vaccino che, come ha detto il Presidente della Regione, Zingaretti, è un vaccino pubblico e sarà a disposizione di tutti e che l'Italia abbia un suo vaccino non è di secondaria importanza. Avere un vaccino italiano significa non essere schiavo e non essere servi di altri Paesi che diranno: “Io prima”, esattamente come ha detto il Presidente in un principio di grande solidarietà. I tempi, ovviamente, non sono e non possono essere brevi, bisogna essere certi della sicurezza e dell'efficacia prima di produrlo su larga scala, ma la speranza è che in primavera si possa contare sul vaccino italiano.