In Spagna l’anno scorso, poi in Belgio quest’anno, e ora anche in Italia. La difterite è tornata a colpire in Europa, e dopo decenni di assenza se ne è tornati a parlare anche nel nostro Paese, dopo le ultime dichiarazioni del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, il principale centro di ricerca, controllo e consulenza scientifico-tecnica in materia di sanità pubblica in Italia. Si è verificato un primo caso di nodulo difterico, spia di un contatto con il batterio che non si è evoluto nella malattia perché il microrganismo è stato contrastato dal sistema immunitario, ha spiegato il Presidente, il professor Walter Ricciardi, intervenendo al congresso di pediatria di Firenze. Un messaggio lanciato non a caso in quel contesto, per continuare a sensibilizzare i pediatri sull’importanza delle vaccinazioni e sul ruolo fondamentale che hanno nei confronti dei genitori che devono ricevere informazioni chiare e corrette da fonti affidabili e scientifiche. La difterite è una malattia infettiva acuta, provocata da un batterio che, una volta entrato nel nostro organismo, rilascia una tossina che può danneggiare o addirittura distruggere organi e tessuti. Gli organi coinvolti variano a seconda del tipo di batterio. Il più diffuso colpisce la gola, il naso e le tonsille. Si trasmette per contatto diretto con una persona infetta o, più raramente, con oggetti contaminati da un paziente. Colpisce a qualsiasi età, ma le vittime preferite sono i bambini non vaccinati. Ecco perché la strategia più efficace resta la vaccinazione preventiva. Disponibile dal 1920, il vaccino antidifterico viene somministrato in combinazione con quello contro il tetano e contro la pertosse. Oggi si tende a vaccinare i nuovi nati con il vaccino esavalente, che protegge anche contro la poliomielite, l’epatite virale B e le infezioni da Haemophilus influenzae B. A ciclo ultimato, la vaccinazione antidifterica conferisce una protezione totale.























