Il calcolo è di quelli tra i più semplici, l'hanno fatta a spanne, ma sulla base di dati reali e cioè quanti bambini con febbre, tosse, raffreddore, vomito o diarrea, hanno visitato in media ogni giorno i pediatri negli anni passati nel periodo delle influenze stagionali? Circa 10 per ognuno, il conto di quello che ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi è presto fatto. Siamo 1.200 pediatri, sul territorio della regione Lombardia, se dovessi applicare le norme alla lettera dovremmo chiedere un tampone per renderci conto se la sintomatologia è detrminata dalla Sars-cov2 oppure no, quindi grossomodo 12.000 tamponi quotidiani che rischierebbero da soli di mandare in tilt il sistema. Già, perché sulla base delle regole attuali, se un bambino viene allontanato da scuola con dei sintomi che fanno sospettare il covid, dopo 3 giorni di assenza starà al pediatra certificare che il covid non ci sia, e l'unico modo che il pediatra ha per farlo è prescrivere un tampone. E nelle direttive che sono giunte ora dal Miur, anche il raffreddore è considerato un sintomo sufficente per isolare il bambino, ma lei ha mai visto una classe di bambini di inverno? Ce n'é qualcuno che non è raffreddato? Pur senza avere febbre? Anche perché il medico non può limitarsi a mettere in quarantena solo il bambino, in quarantena dovranno stare anche i genitori. Il rischio è che non solo le scuole possano aprire e chiudere nell'attesa di poter districarci nell'ambito della diagnosi delle patologie respiratorie, ma che anche le attività produttive possano essere bloccate proprio nell'attesa della risposta del tampone. E calcolando che i tempi di attesa per avere la risposta di un tampone sono tra i 4 giorni e una settimana, ora che il sistema non è congestionato, ma possono aumentare anche di molto, in caso di alto numero di richieste. Il rischio caos è dietro l'angolo, É una responsabilità troppo grande per poterla chiedere a tutti i singoli professionisti. É una responsabilità della politica, la politica deve dirci cose chiare.