Dal nome del poverello di Assisi, Francesco, al nome del Papa della Rerum Novarum, Leone, ancora oggi fonte di ispirazione per la Chiesa e per il mondo. È lì, con Leone XIII, che inizia la dottrina sociale dei papi e l'impegno nelle questioni sociali. Era la fine dell'Ottocento, l'Europa era nel pieno della rivoluzione industriale che stava trasformando il mondo del lavoro tra opportunità da una parte e gravissime ingiustizie dall'altra. E la Chiesa che ruolo si ritagliava in questo cambio di mondo? La risposta arrivò nel maggio del 1891 con l'enciclica di Papa Pecci, Leone XIII appunto. Parlava di dignità, valore del lavoro, condannava lo sfruttamento e affermava il diritto a un salario equo, difendeva la libertà dei lavoratori di unirsi in sindacati e riconosceva la necessità di un intervento dello Stato per proteggere i più deboli. Una rivoluzione insomma in chiave cristiana con l'equilibrio tutto cattolico della cooperazione tra le classi, la giustizia distributiva e la famiglia come nucleo della società, ma anche una inedita e inattesa prospettiva di dialogo con lo Stato liberale, con la società borghese e con il socialismo nascente. Era un mondo ma anche un modo nuovo, quello della Rerum Novarum, delle cose nuove appunto, a partire anche dal linguaggio, la concordia che fa la bellezza e l'ordine delle cose, mentre un perpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie. E poi agli occhi della ragione e della fede il lavoro non degrada l'uomo, ma anzi lo nobilita col metterlo in grado di vivere onestamente con l'opera propria. Il nome Leone è quindi un nome forte di Papa. Ma prima di Leone XIV e Leone XIII c'era stato Leone I, il Papa al quale la storia ha conferito il titolo di Magno. Fu eletto nel 441 e nei suoi 21 anni di regno, riuscì a convincere Attila, re degli Unni, a non invadere Roma. .