Professore, qual è lo stato dell'arte di questi test sierologici? I test sierologici vanno ad identificare la presenza di anticorpi. Noi, attualmente, non sappiamo quali sono gli anticorpi che neutralizzano l'infezione, presumiamo che l'organismo formerà gli anticorpi, questi anticorpi, però, si possono formare molto tardivamente, per cui un test sierologico può essere negativo e purtroppo il soggetto può avere l'infezione in atto. Per quanto riguarda, invece, i test sierologici che sono positivi, questi documentano il fatto che una persona abbia avuto il contatto col virus. Anche qui, se il contatto è molto ravvicinato, questi test sierologici, comunque, non identificano la presenza del virus. Attualmente, la presenza del virus è identificata solo attraverso i tamponi nasofaringei, con la biologia molecolare. Hanno limiti in termini di sensibilità e anche di valore predittivo, cioè quando un test è positivo, sicuramente è positivo, quando è negativo, probabilmente, non siamo sicuri se effettivamente la persona ha avuto o meno infezione, per cui ci sono dei limiti. Stiamo aspettando dei test più raffinati, più accurati, per poter avere un'idea migliore di quella che è la diffusione dell'infezione nella popolazione. Anche nella SARS, questi anticorpi neutralizzanti, cioè quelli che uccidono il virus, comparivano tardivamente, anche a distanza di 10 o 15 giorni. Probabilmente è una risposta dell'organismo nei confronti di un virus nuovo. Stiamo approcciando la fase due, ancora non siamo nella fase due, ma si avvicina. Ecco, come approcciarla e, soprattutto, con quali cadenze e scadenze? Non consisterà nel fare qualcosa che libera tutte le persone e la manda in giro tranquillamente, senza nessuna protezione. Anche le stesse mascherine, va bene, vediamo sempre gente in giro con le mascherine, tutti quanti noi ne abbiamo coscienza, però sappiamo che, per esempio, in Cina, tutti portavano le mascherine sin da prima, eppure hanno avuto le influenze: la SARS, il Coronavirus. Non bastano le mascherine, ci vogliono i comportamenti. Nella fase due bisogna mantenere questi comportamenti: il distanziamento fisico, sociale, più di un metro, un metro e mezzo, due metri, non darsi la mano, lavarsi le mani, evitare gli affollamenti, questo è molto importante. Poi, piano piano, cominciando chiaramente dalle attività più importanti, quelle produttive, sarà possibile una organizzazione del lavoro. Vorrei dire che sarà una fase nella quale le persone dovranno avere un controllo maggiore per quanto riguarda la loro capacità, la loro possibilità di avere avuto contatti con persone infette, quindi, sarà importante anche controllare i contatti delle persone infette. Questo potrebbe avere dei risvolti anche sulla privacy, quindi sarà molto importante regolare questo, in modo tale che non ci siano poi delle condizioni poco piacevoli. Poi, il pensiero va ai bambini e bambine, alle scuole, perché sicuramente sono sono i più deboli in questa in questa situazione. Anche per le scuole, ci sarà la possibilità, a mio avviso in una fase successiva, di un graduale rientro, sempre rispettando determinate regole. Per i bambini molto piccoli noi è facile obiettivamente, i bambini devono giocare. Il gioco è fondamentalmente stare vicini, toccarsi e stare insieme. Sarà molto difficile, quindi, e verrà studiato in maniera accurata. Credo che i bambini capiscano e capiscono molto bene, ma i bambini devono giocare, bisogna continuare a farli giocare e far capire, col gioco, quello che sta succedendo.