Piazza Fontana non si dimentica. È rimasto un po' un archetipo, un archetipo del mistero e del tradimento. Mistero perché non si saprebbe cosa è successo e del tradimento perché è stata chiamata la strage di Stato. Quindi il tradimento dello Stato nei confronti dei cittadini, ma io direi che dopo tanti processi, indagini e conoscenze che abbiamo Piazza Fontana mistero più non è. Noi abbiamo una ricostruzione ormai completa di quello che è successo in quell'anno. Il primo gradino è sicuramente l'indagine iniziata dai colleghi di Padova, di Treviso, Giancarlo Stiz e Pietro Calogero, che diede inizio alla pista nera. Perché? Perché prima c'era la pista anarchica. Una pista, verosimilmente, fabbricata apposta. Proprio gli attentati precedenti, quelli ad esempio alla Fiera campionaria, alla Stazione centrale, furono attribuiti a un gruppo di anarchici milanesi, che furono anche processati sulla base di prove sostanzialmente false, raccolte dalla Questura, perché attribuire agli anarchici quel primo blocco di attentati preparatori consentiva in qualche modo di attribuire poi loro quello anche di più grave che poteva accadere dopo. Questo meccanismo, che poi continua con l'incriminazione a Valpreda, subito nelle prime ore dopo il 12, si rompe con la nascita della pista nera in Veneto, che è quella che porta poi al processo di Catanzaro e alle prime verità sugli eventi di quegli anni. Sono i tempi in cui sono Presidente del Consiglio Andreotti, Rumor, Ministro della Difesa Tanassi. C'era l'accordo di tamponare la falla ed è questo per cui venne chiamata strage di Stato, perché ci fu quel tentativo di coprire quello che era successo. Anche se l'obiettivo di scardinamento della democrazia o di restringimento delle libertà democratiche non fu raggiunto, c'è un obiettivo, c'è un risultato secondario, che invece è durato più a lungo e che forse non si è mai estinto. Anzi, si è ripetuto nei decenni. Il fatto che lo Stato abbia colluso e protetto persone che avevano ucciso dei cittadini in un luogo pubblico, dove poteva essere chiunque di noi, ha creato una sfiducia nello Stato, una sfiducia nei suoi organi e quello che dice. E direi che questo elemento, questa percezione, è invece quella che è durata al di là del fallimento della strategia che effettivamente non è riuscita.