Plasma iperimmune, i casi fanno ripartire lo studio

29 ott 2020
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Torniamo a parlare del plasma iperimmune, dello studio Tsunami, validato da Aifa e Istituto Superiore di Sanità con Pisa capofila. Partito a maggio, ha avuto mesi travagliati. L'obiettivo dei 474 pazienti, durante l'estate, è parso irraggiungibile, ma nella cattiva notizia, l'aumento dei malati e conseguentemente anche dei guariti, ce n'è una positiva per la conoscenza. Siamo intorno ai 200 casi arruolati, in queste ultime settimane c'è stata una crescita notevole. Il plasma è un prodotto aspecifico, può contenere anticorpi, ma non standard, è anche una risorsa potenzialmente scarsa, con questo rapporto: donazione da 1, cura per 3. Ogni farmaco salvavita ha bisogno di uno studio randomizzato, con un gruppo anche di controllo. Dei 200 casi analizzati, 160 sono toscani. eppure, erano 79 i centri accreditati in tutta Italia, ma soltanto 23 sono stati attivati. Si possono fare due errori, relativamente al plasma iperimmune: ignorarlo, come inutile, e questo è un errore che priva di una potenziale opportunità terapeutiche i nostri pazienti; oppure offrirlo tout court come cura salvavita, non abbiamo l'evidenza di questo. E quelli che Menichetti chiama errori, sono stati fatti entrambi. Non c'è, ad esempio, nessun contributo a Tsunami da parte del Veneto, che continua a intercettare i pazienti guariti invitandoli alla donazione, ma non c'è nessun apporto nemmeno dalla Campania che invece, alla plasma terapia, sembra non credere affatto.

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