7 anni dopo il crollo, un dolore ancora più forte nel cuore ferito di Genova che, alle 11:36, ricorda le 43 vittime di una delle pagine più drammatiche del Paese. Genova che non dimentica e grida giustizia nel silenzio nei rintocchi delle campane. La città spezzata il 14 agosto 2018 e unita per rialzarsi. Ponte San Giorgio ha ricucito la vallata, il memoriale diventa eco della Pila 9 del Morandi, sgretolata in pochi attimi assieme a chi, in quella piovosa vigilia di Ferragosto, stava andando in vacanza o al lavoro. Paola ha perso il figlio, ogni dettaglio è indelebile: "Siamo stati forse i primi ad arrivare e vedere quei macigni. Immediatamente ti rendi conto della tragedia, di quello che è successo. Io continuavo a chiamarlo e lui non rispondeva". Unica consolazione è avere giustizia. "Voglio sentire la sentenza, poi non mi interessano le condanne, non sono un giustizialista. Tanto i nostri cari non ce li dà indietro nessuno, mio figlio non me lo dà neanche se gli danno 10 ergastoli. Vorrei che ci fosse una vera verità per quello che è successo, e che non succeda mai più". Il maxi processo per i 57 imputati, accusati di non aver provveduto alla manutenzione del viadotto, dopo 218 udienze si avvia al rush finale. "Sarei felice se l'anno prossimo fossimo in dirittura d'arrivo. Pensare a una sentenza di qui a un anno è forse una valutazione ancora ottimistica, però ci voglio credere ancora, ecco". Senza mai perdere la memoria di una tragedia e chi governa, per primo, deve tener presente. "Il compito principale nostro è di pungolare sempre, ma non perché vogliamo che loro siano qui per noi, perché non si dimentichino quello che è avvenuto, e non si dimentichino che bisogna fare qualcosa perché la sicurezza abbia un valore maggiore". .























