È il giorno dei Testimoni della difesa nel processo per il crollo di Ponte Morandi. Nomi di peso, citati dal principale imputato Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade. Il primo ad arrivare nella maxi aula del Tribunale di Genova è Paolo Costa, Ministro dei Lavori Pubblici durante il Governo Prodi, e presidente di SPEA che aveva il compito di sorveglianza dal 2011 al 2020. Ma prima della strage, costata la vita a 43 persone, non era a conoscenza dell'ammaloramento del viadotto e nemmeno dell'esistenza del Morandi. "Non avevo nessuna conoscenza, cioè, ripeto, non sapevo nemmeno che esistesse il ponte Morandi. Diciamo, ho letto anch'io le carte dopo, nel senso che c'era il progetto di retrofitting che era pronto, che non era stato approvato dal Ministero, che probabilmente se partiva 6 mesi prima il progetto saremmo qui a raccontare una storia completamente diversa". In aula anche Stefano Patuanelli, ex Ministro durante i Governi Conte e Draghi. Sette incontri con Castellucci nell'ambito del dossier Atlantia. "Voleva diventare presidente di Alitalia, non gli diedi mai alcun incarico", dice Patuanelli, convinto che la concessione ad Autostrade dovesse essere revocata dopo il crollo del viadotto. "Ritenevamo che il sistema complessivo delle concessioni autostradali fosse totalmente sbilanciato verso gli interessi privati e non quelli pubblici, con tutti gli oneri a carico del pubblico e tutti gli onori a carico del privato". "Mai affrontati problemi di sicurezza del ponte": con queste parole l'ex presidente della holding Atlantia e di ASPI, Fabio Cerchiai, mette in discussione la testimonianza dell'ex capo di Edizione, Gianni Mion. Una strage evitabile. La sentenza attesa nel 2025.