Porto d'armi, le regole in Italia per difesa, sport e caccia

Si chiama genericamente porto d'armi, ma non tutte le autorizzazioni nel nostro Paese consentono di portare l'arma con se e questo perché esistono tre diversi tipi di licenze con regole piuttosto rigide per ogni tipologia. Il porto d'armi finalizzato alla difesa personale è un permesso che vale solo un anno, rinnovabile e di fatto è l'unico che consente di uscire dalla propria abitazione con un'arma. Per ottenerlo è necessario dimostrare di avere valide ragioni di pericolo per la propria incolumità, che devono essere dichiarate alla prefettura. Il cosiddetto porto d'armi per uso sportivo invece consente solo il trasporto dell'arma scarica e smontata, se scomponibile, e contenuta in una borsa chiusa con una combinazione. Questo tipo di licenza consente di usare l'arma solo nei campi di tiro a volo o di tiro a segno regolari, ha una validità di cinque anni e obbliga chi la detiene a iscriversi a una sezione sportiva nazionale. Infine esiste il porto d'armi per impiego venatorio, vale a dire la caccia, che autorizza il trasporto di soli fucili da caccia che possono essere utilizzati nei periodi della stagione venatoria e solo presso le aree autorizzate. La durata di questa licenza è di sei anni e per ottenerla serve l'abilitazione all'esercizio venatorio. In tutti i casi per poter chiedere il porto d'armi è necessario essere maggiorenni, non aver avuto condanne penali e aver ottenuto dalla ASL competente il certificato di idoneità psicofisica. Anche se si è in possesso del porto d'armi, la legge né vieta il trasporto in condizioni particolari come manifestazioni o riunioni pubbliche. Nel nostro Paese, stando ai dati del Viminale relativi al 2022, sono poco più di un milione e duecentomila le persone che detengono legalmente un'arma, una stima questa che risulta parziale però se si tiene in considerazione anche il mercato illegale o clandestino.