I sandali a occhio di bue lungo il percorso ricordano quelli indossati quel giorno da Elisa. Ulderico Pesce, l'organizzatore della marca silenziosa verso la chiesa della Trinità, ha voluto infilzarli simbolicamente in una croce. "Questa croce rappresenta quello che realmente ha fatto la Chiesa Cattolica di Potenza. Prendere i sandali di Elisa e infilzarli nella croce di Cristo. Perché Elisa aveva questi sandali quando la mattina del 12 settembre 1993 ha fatto questa strada". Nel corteo che scivola tra le stradine del centro commozione ma anche rabbia. "Tanta tristezza, non solo per Elisa ma per tutto. Non doveva essere così". "Purtroppo siamo in una città omertosa, perché oggi ci doveva essere tutta la città, non la città, la Provincia per questa cosa, perché è una cosa troppo grave, troppo grave, troppo grande". Eppure è una potenza diversa, forse mai vista, quella che urla contro la chiesa della Trinità e i suoi misteri. Gildo, il fratello di Elisa, citando il successo riscosso in città dal podcast di Pablo Trincia, ci vede un risveglio delle coscienze. "Ha come preso improvvisamente coscienza di quello che è accaduto in questi anni, in questi 30 anni, perché ognuno aveva un frammento di questa storia e pochi l'avevano messa insieme". Poi il suo pensiero va all'ennesimo sfregio alla memoria di Lisa. Il portone della Trinità tornato ad aprirsi. "Rinnovo l'invito a tutta la città. Se non c'è un passo da parte loro di ammettere finalmente le loro responsabilità in questi anni, i loro colpevoli silenzi, quello che hanno messo in piedi all'alba del ritrovamento, questa chiesa deve restare vuota. Io invito ciascuno di voi a non varcare le porte di questa chiesa".