La situazione, a mio avviso, ad oggi è sotto controllo. Credo si possa rilanciare in positivo la sicurezza che qui, come in tutte le RSA, gli ospiti hanno il miglior trattamento possibile. A parlare e a rendere noti i numeri dei decessi, ne sono stati registrati 300 al Pio Albergo Trivulzio tra gennaio e aprile, è il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore della struttura finita sotto inchiesta. Dagli ingressi dei pazienti dimessi dagli ospedali nel pieno dell'emergenza sanitaria, la situazione attuale, Pregliasco chiarisce che i degenti arrivati nei nosocomi non erano pazienti covid. Anche se, ricordano infermieri e operatori, al momento dell'ingresso in struttura, i tamponi non venivano effettuati. 17 soggetti che avevano patologie mediche in quella fase acuta molto iniziale della diffusione, sono stati gli unici ad arrivare. Alcuni sono stati dimessi, purtroppo sette sono deceduti, uno solo successivamente è stato riscontrato positivo, però sono stati assistiti in una struttura dedicata dal punto di vista strutturale, con personale dedicato e quindi senza una commistione col resto dell'istituto. "Nessuno ha mai detto o messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non diffondere il panico" ha invece replicato Vinicio Nardo, il legale dell'ente e del direttore generale Giuseppe Calì che è indagato per epidemia colposa e omicidio colposo, rispondendo così alle accuse mosse dallo stesso personale negli ultimi due mesi. Al momento su 900 ospiti il 34% risulta positivo al covid, "pazienti che sono stati sistemati in reparti separati", chiarisce ancora il virologo. Versione opposta a quella resa da operatori e infermieri che ancora il primo maggio raccontavano di reparti unici con pazienti positivi e non. "Constatiamo ancora poca chiarezza da parte del Pio Albergo Trivulzio dalla conferenza stampa non abbiamo avuto dati concreti e rassicuranti su quanto avvenuto fin'ora all'interno della struttura" è il commento del Comitato Parenti, Giustizia e Verità del PAP. Intanto le indagini vanno avanti, indagini definite doverose da Pregliasco e Nardo.