"É inaspettato, nel senso che non avrei mai pensato di concorrere a questo premio, con questo libro". Emanuele Trevi commenta così la vittoria del più importante premio letterario italiano: lo Strega. La cui finale si è svolta al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma. "Secondo me significa anche un po' l'affermazione di un genere letterario che non è il romanzo, nel senso puro, come lo intendiamo, perché è una scrittura più mista, fatta di elementi saggistici, rievocativi, di descrizione di luoghi. É un po' imprevedibile. Io cerco di mettere nei libri tutto quello che ho imparato dalla vita, insomma". Classe 1964, Trevi è uno degli scrittori e critici italiani contemporanei più apprezzati. Il suo libro "Due vite", pubblicato da Neri Pozza, rievoca la storia di altri due scrittori, Rocco Carbone e Pia Pera, trasformandosi presto in un romanzo sull'amicizia, dove ricordi e rimpianti si mescolano in una scrittura tagliente e mai irrilevante. Trevi ha superato gli altri quattro finalisti, in un'edizione che, come ogni anno, non è stata avara di dispute e querelle. "Nato nel 1947, dà un'idea della scrittrice Maria Bellonci, il Premio Strega è stato accompagnato sin da subito da polemiche e contestazioni, che ne hanno segnato la vita, certo, ma che hanno contribuito, in qualche modo, a sancire la centralità di un premio che ancora oggi sembra vitalissimo".