I blocchi di cemento sono sospesi sulle gru da oltre due mesi nel cantiere di via Mariti posto sotto sequestro. Qui, per il crollo di una trave, sono morte cinque persone ma ancora non si hanno notizie di indagati. La richiesta più urgente per chi ha scelto Firenze per manifestare questo primo maggio, l'introduzione di una nuova norma. "Noi chiediamo una immediata introduzione del reato di omicidio sul lavoro come deterrenza rispetto al problema che portiamo in piazza e chiediamo anche dall'altra parte, un rafforzamento dei lavoratori. Per esempio, rafforzando la figura dei RLS che sono i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza". Al cantiere, si lavorava con il sistema di subappalti a cascata. Per il sindacato una modalità che porta meno tutele per i lavoratori e perfino illegalità. "Quattro persone erano senza permesso di soggiorno. In Italia, ci sono delle leggi, vedi la Bossi-Fini che impedisce e che mette i bastoni tra le ruote per chi viene a lavorare, i migranti che vengono in Italia". I nomi delle vittime sono scritti sulla cancellata che delimita l'area dell'edificio in costruzione. A loro, il comitato 16 febbraio, nato dopo la strage, vorrebbe dedicare un parco. Che cosa chiedete per il futuro? "Noi chiediamo che questa area venga totalmente destinata al verde pubblico. Era pubblica, è stata data ingiustamente ai privati e chiediamo di avere un polmone nel quartiere dove potere respirare". E per questa che è diventata anche una lotta contro la cementificazione, anche oggi si raccolgono firme.