È il 22 ottobre del 2009, quando Stefano Cucchi 31enne geometra romano, muore all'ospedale Sandro Pertini. Sei giorni prima era stato arrestato dai Carabinieri con l'accusa di spaccio di stupefacenti. Imputati, inizialmente, sono i 3 agenti di Polizia Penitenziaria che hanno portato Cucchi in tribunale per l'udienza di convalida. Nel 2011, ad essere rinviati a giudizio sono 12 persone, ai 3 agenti si aggiungo 5 medici dell'Ospedale Pertini e 3 infermieri, l'accusa è abbandono di persona incapace, ad un altro medico viene imputata l'accusa di abuso d'ufficio e falso. Inizia così una vicenda giudiziaria complessa, andata avanti grazie alla tenacia della sorella di Stefano, Ilaria. Prima condannati, nel 2014, vengono assolti tutti gli imputati nel giudizio di Appello. Un anno dopo, la Corte d'Appello ordina nuovi accertamenti sull'operato di alcuni Carabinieri e sul pestaggio subito da Cucchi in caserma. L'inchiesta riparte da zero. Nel 2016, Il pool di periti, nominato dal Gip, determina che la causa del decesso è un attacco di epilessia. 8 anni dopo la morte di Stefano Cucchi, il Gup rinvia a giudizio, davanti alla Corte d'Assise, 5 Carabinieri. La svolta arriva ad aprile del 2019, con la testimonianza di Francesco Tedesco, Carabiniere che racconta in aula Il pestaggio e indica gli autori materiali, gli altri due colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro.