"La morte di mia figlia era una morte annunciata. Io voglio questa pena esemplare. Cioè, non è vendetta devono fermarsi queste morti, e deve fermarsi il modo di lavorare. Non si può andare avanti così, mi dispiace, non è accettabile nel 22. Perché mia figlia è 1 anno 4 mesi e 19 giorni che è morta" Alla mamma di Luana, la giovane operaia diventata un simbolo delle morti sul lavoro, solo questo importa. Non commenta la decisione dei proprietari dell'azienda e del macchinario che senza protezione di sicurezza, si è ingoiato la ragazza, di chiedere il rito abbreviato. "Non ci sono in questa scelta soltanto valutazioni processuali" dice l'avvocato dei due imputati. "Dal punto di vista umano indubbiamente un soggetto che deve affrontare una vicenda come questa, che anche da un punto di vista mediatico è abbastanza impegnativa, valuta la possibilità di definire questa vicenda. Anche per poter scrivere un po' la parola fine nell'interesse un po' di tutti". E' invece nell'interesse del bambino, figlio di Luana, che si è scelto di tenerlo fuori da questo impegnativo palcoscenico, lasciando al giudice naturale la questione del risarcimento. Non c'è costituzione di parte civile per decisione del Gup, nemmeno da parte del padre naturale. Il Tribunale dei Minori di Firenze ha infatti già concesso temporaneamente l'affidamento del piccolo ai nonni materni, che si sono sempre presi cura di lui. Il manutentore esterno della ditta, anche lui imputato per il reato di omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche, non è invece intenzionato a chiedere riti alternativi. Il 27 ottobre riprenderà il processo.