Confermata l'aggravante della violenza sessuale per Oseghale non ci sarà un ricalcolo della pena. Resta, invece, la condanna all'ergastolo per l'omicidio di Pamela Mastropietro e per Alessandra, la madre di Pamela, un punto fermo è stato messo. "Deve marcire in quel carcere. Visto che non ti sei pentito per niente, devi fare gli altri nomi. Adesso, combatterò per trovare i tuoi complici. Una parte di giustizia è stata fatta oggi, ma solo una parte". Anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela scomparsa oltre 40 anni fa, ha voluto portare la propria solidarietà alla madre di Pamela che ha intenzione di continuare la sua battaglia. Non crede alla versione di Oseghale, che ha sempre sostenuto di non aver violentato né ucciso la ragazza ed è soprattutto convinta che il nigeriano non possa aver fatto tutto da solo, che abbia avuto dei complici e che la verità su quel 30 gennaio sia ancora lontana. "Siamo tuttora convinti che ci siano anche altri responsabili a vario titolo in questa diabolica vicenda. Chiaramente, per quello che ci è consentito, continueremo a cercare la verità perché ripeto: per noi questo è un risultato molto importante, ma parziale per certi versi. Quindi, è nostro dovere continuare". Pamela Mastropietro, un pomeriggio di sei anni fa, 30 gennaio 2018, si era allontanata da una comunità di Corridonia, in provincia di Macerata, poi i suoi resti furono ritrovati in due trolley lungo una strada ai margini della città. La speranza adesso è che Oseghale, di fronte alla conferma dell'ergastolo, decida di fare i nomi di chi l'ha eventualmente aiutato.