Inizia così l'udienza con la presentazione alla corte di tutti i tentativi per recapitare ad Al Sisi la citazione a comparire. Il presidente egiziano e suo figlio avrebbero dovuto essere qui per essere ascoltati come testimoni nel processo per il rapimento, le torture e l'omicidio di Giulio Regeni. Ma non ci sono, come gli imputati, quattro agenti dei servizi segreti egiziani. "Anche le omissioni sono dei segnali. Voglio dire, anche non venire, è un gesto eloquente, un giorno in più in cui Al Sisi manca di rispetto a tutti gli italiani." Nove anni fa il corpo del ricercatore friulano viene ritrovato lungo la strada che collega il Cairo ad Alessandria. Era il 3 febbraio 2016, era scomparso nove giorni prima. A niente erano servite le denunce, le richieste di informazioni ai più alti livelli, il lavoro dell'ambasciata italiana. E niente dall'Egitto è mai emerso negli anni successivi, a parte i tentativi di depistaggio che l'ex presidente della Camera Roberto Fico aveva elencato al presidente Al Sisi. "Dissi dell'uccisione delle quattro persone, il ritrovamento della carta d'identità di Giulio Regeni. Ho detto quello è un depistaggio. Ho detto le calunnie che avete effettuato. Ho detto che i servizi di sicurezza nazionale hanno effettuato nei confronti di Giulio Regeni. E sappiamo anche che è stato torturato, probabilmente nelle vostre stanze." Arrivato, durante la sua presidenza, a interrompere i rapporti del Parlamento italiano con quello egiziano per ottenere una collaborazione che non c'è mai stata. Forse si poteva fare di più, forse si può fare ancora. "Non è una questione solamente che ha a che fare con la tragica nei modi, nella sostanza morte di un ragazzo, ma anche della dignità nazionale, forse. Siccome questo è un Governo che sta attento a parole alla dignità nazionale, forse dovrebbe in questo senso stare attento alla dignità nazionale." .