"Quando apprese la notizia della scomparsa, del sequestro di Giulio Regeni?" "Ma io sono informato il 31 di gennaio, dopodiché, far passare il messaggio che una comunicazione tra uffici, come ce ne sono millanta nel corso di una esperienza di Governo, diventi l'informazione al Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, mi sembra un atteggiamento un pochino, diciamo, tirato per i capelli". Ruota intorno a questo dato il racconto di Matteo Renzi ascoltato in aula come testimone. Nel gennaio 2016 quando Giulio Regeni fu rapito, torturato e ucciso in Egitto, il leader di Italia Viva era Presidente del Consiglio. Oggi, rispondendo alle domande del Procuratore Capo di Roma Francesco Voi e dell'aggiunto Sergio Colaiocco, il Senatore ha ricostruito i rapporti con Il Cairo. "il nostro rapporto Governo presidenza della Repubblica egiziana era molto positivo fino alla vicenda terribile e inaccettabile di Giulio Regeni". Giulio Regeni scompare il 26 gennaio ma la notizia viene resa pubblica soltanto il pomeriggio del 31. Lo stesso giorno, cioè, in cui l'allora Premier Renzi dice di essere informato del fatto. Il 3 febbraio viene ritrovato il corpo del ricercatore veneto ed è quel punto che l'Italia interrompe i rapporti diplomatici con l'Egitto lanciando un avvertimento. "Non accetteremo verità di comodo". Sentito in aula come testimone l'allora segretario con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, ha parlato di depistaggi da pare del Cairo per coprire gli 007 egiziani che a suo dire sono i responsabili della morte del ragazzo. Sullo sfondo il dubbio della famiglia Regeni. Giulio si sarebbe potuto salvare? "Giulio l'hanno ammazzato gli egiziani e gli italiani hanno fatto di tutto per salvarlo, ahimé non è bastato".