Non si può tornare alla situazione dello scorso marzo, quando tutti gli ospedali erano solo ospedali Covid e tutte le altre attività erano bloccate. I centri dedicati rientrano in funzione, ma le cifre sono sotto controllo. Chiediamo al professore Antonio Pesenti, responsabile delle terapie intensive della Lombardia, quali cifre può sostenere la regione. Posti totali a cui si può arrivare in Lombardia, attualmente pronti sono circa un migliaio, che possono essere aumentati ulteriormente di qualche centinaio. A questi si aggiungono tutti i letti di subintensiva. "Al momento i malati sono pochissimi rispetto al mese di marzo", ci spiega il professor Pesenti, ma vengono ricoverati prima perché non c'è pressione sugli ospedali e questo non solo in terapia intensiva, ma anche nei reparti Covid. Oggi stanno arrivando i pazienti che hanno polmonite da Covid-19 e quando arrivano con la polmonite sono pazienti che praticamente hanno lo stesso decorso clinico di quelli che vedevamo a marzo. Ovviamente siamo in una situazione generale molto diversa. Innanzitutto abbiamo molti meno casi rispetto a quelli che vedevamo nella prima fase della pandemia. Abbiamo delle strutture sanitarie che in questo momento non sono sovraffollate, non sono al collasso e quindi possiamo ricoverare anche i pazienti che hanno sintomi più leggeri, che hanno polmoniti senza necessità di ossigenoterapia e che quindi devono essere monitorati e supportati, ma non hanno bisogno della ventilazione invasiva e infine abbiamo pazienti più giovani. La seconda ondata non è ancora iniziata ma la paura c'è. Il pericolo di una seconda ondata travolgente è sempre presente. Guardi cosa succede in Francia, in Israele, in Spagna, in Inghilterra. Non credo che noi siamo in questa situazione perché abbiamo un fisico migliore degli altri. Penso che siamo in questa situazione perché siamo stati i più cauti degli altri. Spero che continueremo ad esserlo.