"Finirà la protesta quando noi potremo sedere a un tavolo con la signora Giorgia Meloni e i suoi ministri." Niente stop alla protesta anche se i costi, ci spiegano, sono pesanti per ognuno degli agricoltori che partecipa. Ad iniziare dal gasolio per far sfilare i tanti trattori che procedono lentamente a pochi passi dal casello autostradale di Orte, dove la manifestazione ha raggiunto l'apice nel pomeriggio di sabato quando da questi stessi trattori sono state scaricate decine di balle di fieno per bloccare il traffico con le forze dell'ordine che hanno gestito i momenti di maggior tensione. Siamo delusi, affermano, strozzati dal caro gasolio per il quale chiediamo i ristori nell'immediato, delusi per le nuove tasse imposte dal Governo, dalle politiche di Bruxelles e da una burocrazia che non permette più non solo di investire ma anche semplicemente di produrre. E sono in tanti ad aderire per una protesta lontana dalle associazioni di categoria ma più vicina a chi, tra campi ed allevamenti, trascorre senza soste almeno 10 ore al giorno per vendere il proprio prodotto a meno di un quarto del prezzo al consumo sul quale, denunciano, lucra la grande distribuzione. Qui ad Orte per la protesta organizzata con il solo passaparola e i social, sono arrivati dalla Sabina e dalle campagne laziali, ma anche dalla Toscana e dall'Umbria. L'obiettivo è Roma ma se il Governo accetterà di incontrarli ed ascoltarli si fermeranno prima. Per ora l'appuntamento è al 7 febbraio in Abruzzo dove convergerà la protesta di gran parte dell'Italia con i promotori che spiegano: "Il nostro è un grido di aiuto. Non vogliamo creare problemi ai cittadini ma se ci fossero incidenti la responsabilità sarà solo di chi ci sta ignorando." "La paura mia è sempre di un ferito o addirittura una cosa peggiore. Questo sarà a carico non di noi. Sarà a carico di chi non ci ha risposto.".