La Val di Susa dice ancora alto e forte il suo no alla TAV e alla fine la cancellata che bloccava gli ultimi chilometri verso il cantiere di Chiomonte, viene violata. Un gruppo di No-TAV col volto coperto è riuscito ad aprire un varco con un flessibile. Il primo tentativo era andato a vuoto, interrotto da un fitto lancio di lacrimogeni che hanno costretto i manifestanti ad arretrare lungo lo stretto sentiero. Poi le polizia arretra e si va oltre, verso Chiomonte, verso il cosiddetto cantiere mostro, e lì un gruppo di attivisti fronteggia gli agenti al di là della rete e ricomincia il lancio di lacrimogeni. La zona rossa è stata invasa da migliaia di no TAV, ma non ci sono stati contatti ei scontri diretti con i 500 agenti chiamati a difendere il cantiere. La vigilia era stata di tensione e di attesa, si temevano provocatori e provocazioni, ma i leader l'avevano già detto: "saremo pacifici ma determinati". Noi siam sempre partiti con con la richiesta di dialogo, solo che non ci sono mai stati politici, tranne nell'ultimo periodo, qualcuno che ci abbia mai dato ascolto. Oggi vogliamo dare pacificamente un segnale forte: che la valle e anche l'Italia, secondo me, non è d'accordo su quest'opera. "Non molleremo mai", ripetono qui da oltre vent'anni nella Valle e non credono che la lettera inviata all'Unione Europea sia la fine di questa storia.