Oggi, nel piazzale antistante la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ci sono quattro pietre d'inciampo con i nomi di Giacomo Anticoli, dipendente dell'ente, della moglie Gemma, delle figlie Luciana e Fiorella, tutti deportati ad Auschwitz e mai tornati. Come lui, altre donne e uomini, scienziati, ricercatori e tecnici. Nel 1938, furono allontanati dal lavoro e dallo studio e poi cancellati: preludio fu il manifesto degli scienziati razzisti che teorizzava la concezione biologica del razzismo che scienza, ovviamente non è. "La pseudo scienza è un'aberrazione ed è molto importante che gli enti di ricerca siano impegnati in questo progetto di pagina della memoria, è importante oggi che i giovani, anche gli studenti, ma tutti i cittadini in generale, comprendano come è stata utilizzata in senso distorto, proprio in un momento in cui il rapporto fra scienza e politica è particolarmente importante, dati gli sviluppi tecnologici e scientifici che stiamo vivendo". Insieme, CNR e INGV, Accademia Nazionale dei Lincei, Comunità ebraica di Roma, Istituto per analisi delle politiche pubbliche e lucei, per costruire un percorso comune, per tracciare ponti, per spiegare il razzismo e le sue conseguenze, in un mondo forse non ancora maturo, attraversato da non poche tensioni, e Noemi Di Segni, Presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane ad evidenziarlo e chiedere chiarezza su posizioni e gesti che un senso lo hanno. "Alzare la mano oggi, vuol dire dimenticare tutto quello che è stato, con un appello a chi ricopre incarichi di governo, di responsabilità delle istituzioni, di condannare quel gesto, e saperlo associare come una nostalgia pericolosa. Spero anche per la magistratura che sia ribadito questo indirizzo, questa giurisprudenza di condanna assoluta".