Sono arrivati sugli sci, nella notte, i primi soccorritori, dieci finanzieri. Si sono trovati davanti ad una catastrofe: l’hotel Rigopiano, a Farindola, sul versante pescarese del Gran Sasso, non c’è più, travolto da un’enorme slavina. La massa di ghiaccio, un fronte di circa 300 metri, si è staccata ed è precipitata giù; ha abbattuto un bosco, non ha trovato altra resistenza. Una forza d’urto devastante, tanto da spostare l’albergo di almeno 10 metri. All’interno, una trentina di persone, forse più, tra turisti e dipendenti. Le vie di comunicazione con l’hotel, impraticabili a causa della valanga, sono state liberate solo dopo molte ore e tante difficoltà. La colonna mobile di soccorritori, uomini, mezzi dell’esercito, polizia, carabinieri, Soccorso Alpino e Protezione civile, è riuscita a raggiungere la zona solo in mattinata. E a quel punto si è potuto cominciare a scavare tra le macerie con mezzi meccanici. Ci sono anche i cani dei vigili del fuoco, alla ricerca di un qualunque flebile segno di vita. “La situazione in cui si sta lavorando è al limite del possibile”, dice il Capo Dipartimento della Protezione civile, ed è necessario continuare a sperare: “La speranza in queste occasioni è sempre il motore di chi lavora. Se non ci fosse speranza, gli operatori non butterebbero il cuore oltre l’ostacolo, quindi la speranza c’è sempre, nella complessità. Anche qua, c’è chiaramente un problema tecnico, ma la speranza c’è sempre, certo”. E così, nella cronaca del terremoto che da agosto sta scuotendo il centro Italia oltre il gelo e la neve che da giorni insistono ancora e sempre sulla stessa zona, bisogna ora raccontare anche la tragedia dell’albergo spazzato via da una slavina. Si scava ininterrottamente. Le notizie da lassù arrivano a fatica, e quando arrivano non sono buone. Sulla sciagura, di cui ancora non si conoscono ma si intuiscono i contorni precisi, la Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta per disastro colposo.