Un'indagine lunga, difficile e laboriosa, un'indagine internazionale che non richiede in alcun modo la necessità di sentire il segretario della Lega, Matteo Salvini, ma che invece richiederà tempo. Sono le uniche parole che nel massimo riserbo scelto dalla Procura di Milano nell'inchiesta sui presunti finanziamenti della Russia alla Lega, il procuratore capo Francesco Greco pronuncia davanti ai giornalisti, per il resto è una lunga serie di no comment. D'altra parte era stato da subito chiaro come su questa indagine vigesse la totale riservatezza. I magistrati cercano risposte, ma almeno dal presunto uomo chiave dell'inchiesta, Gianluca Savoini, leghista storico e presidente dell'associazione Lombardia Russia finora non ne sono arrivate. Convocato in gran segreto negli uffici del nucleo di polizia economico finanziaria e della guardia di finanza di Milano per essere interrogato, Savoini si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una scelta tecnica, ha spiegato il suo legale, l'avvocato Pellegrini, che resterà tale fino a quando non saranno depositati gli atti dell'inchiesta che lo vede indagato per corruzione internazionale. A breve potrebbe essere anche ascoltato Gianluca Meranda, avvocato che si è fatto avanti nei giorni scorsi, dichiarando di essere stato accanto a Savoini nel famoso incontro avvenuto a ottobre 2018 all'hotel Metropol di Mosca con 3 uomini russi, per trattare l'affare che, stando almeno a quella conversazione, avrebbe dovuto portare 65 milioni di dollari nelle casse della Lega. E mentre l'indagine va avanti un altro contraccolpo alla politica potrebbe arrivare nelle prossime ore dal Palazzo di Giustizia di Milano, è attesa infatti la sentenza a carico del Viceministro all'economia, Massimo Garavaglia, imputato per concorso in turbativa d'asta.