Vittime dei loro aguzzini prima, di un sistema giudiziario sordo e cieco dopo. Per le donne nel nostro Paese, è questo lo scenario. È l'ultimo rapporto sulla violenza di genere e domestica, nel sistema giudiziario italiano, a scattare questa fotografia. E l'ultimo episodio di Somma Vesuviana, in cui una donna è stata uccisa dal marito, non è che la tragica dimostrazione della realtà. Combattere la violenza contro le donne, del resto è impossibile se questa non viene riconosciuta in ambito giudiziario, nelle Procure, nei Tribunali, tra Magistrati, Avvocati, Psicologi. È come se la Convenzione di Istanbul che impone di dare seguito e rendere concreto il diritto delle vittime alla protezione, restasse in larga parte disattesa. Certo, molto è stato fatto per la loro protezione, dopo l'entrata in vigore del Codice Rosso, ma ancora troppe donne vengono lasciate sole. L'indagine della Commissione d'Inchiesta del Senato sul femminicidio, è stata svolta chiedendo di rispondere a una serie di domande, a tutti gli organi giudiziari, dalle Procure, ai Tribunali ordinari, fino al CSM, la Scuola Superiore della Magistratura, il Consiglio Nazionale Forense e Ordini degli Psicologi. La conclusione non lascia spazio a dubbi, serve molta più formazione, specializzazione, per riconoscere e affrontare con efficacia, la violenza contro le donne, sanzionarla ma soprattutto prevenire conseguenze tragiche, sostenendo chi denuncia. Per fermare violenti e permettere alle donne di scrivere per sé, un destino diverso.