Era il 2 Dicembre 1991, quando l'immunologo Fernando Aiuti baciò una ragazza di 25 anni sieropositiva per dimostrare che il virus dell'HIV non si trasmette con un bacio o un semplice contatto fisico. Da quel momento sono passati quasi trent'anni, sono stati eseguiti molti studi ed una attenta ed accurata campagna di sensibilizzazione e prevenzione, fino a raggiungere i risultati di oggi. Nel 2018 nel mondo sono morte 770.000 persone a causa di malattie legate all'AIDS, un terzo in meno rispetto al 2010, ma, nonostante questo netto calo e il crescere dei pazienti sotto cura antiretrovirale, il programma congiunto delle Nazioni unite per l'AIDS/HIV lancia l'allarme. La battaglia per eliminare il virus sta rallentando e si registra un preoccupante aumento dei contagi in zone come l'Europa dell'Est e l'Asia Centrale, i paesi arabi e l'America Latina. Dato positivo è l'accesso a cure antiretrovirali per tre sieropositivi su cinque nel mondo, 23,3 milioni su 37,9 persone contagiate. Si tratta del numero di pazienti curati più alto mai registrato, dieci volte di più rispetto alla metà degli anni Duemila. Per quanto riguarda la mappa del virus, il rapporto ONU rivela che i progressi registrati nella regione storicamente più colpita dell'Africa Meridionale ed Orientale si spiegano con il calo notevole del numero di morti e un miglior accesso alle cure. Preoccupante invece è la progressione del virus in altre regioni del mondo, a cominciare dall'Europa dell'Est e dall'Asia Centrale, dove il numero di nuovi contagi è aumentato del 29% dal 2010, del 10% in Nord Africa e Medio Oriente e del 7% in America Latina. Stabile, rispetto agli anni passati, il numero di nuove infezioni. In tutto, 1,7 milioni. Sulla carta i dati relativi ai contagi del 2018 segnano una diminuzione del 16% rispetto al tasso del 2010, ma con grandi disparità tra regioni.