Ha passato la prima notte in carcere in Italia Shabbar Abbas. La sua estradizione, concessa dal Pakistan, non ha precedenti nei rapporti con il nostro Paese e segna un passo in avanti nelle relazioni bilaterali. A Reggio Emilia, Abbas è imputato nel processo per l'omicidio della figlia. Alla sbarra anche uno zio e due cugini della ragazza. Soffocata a mani nude, il corpo nascosto in una buca, Saman uccisa dai suoi famigliari a 18 anni per avere rifiutato un matrimonio combinato. Era il primo maggio del 2021. Poche ore dopo, da Malpensa, la fuga dall'Italia, il ritorno in Pakistan di Shabbar e della moglie, Nazia Shaheen, l'unica dei 5 famigliari imputati ancora latitante. "L'auspicio che formuliamo e che si pervenga In tempi rapidi anche a chiudere, a definire positivamente questa attività." Shabbar Abbas cerca di coprirsi il volto mentre sale sull'aereo a Islamabad. A prenderlo in consegna il Maggiore Maurizio Pallante. "Cosa ha detto, come si è comportato?" "Ma, si è comportato benissimo, non ha detto praticamente nulla. Si è lasciato condurre a bordo, ha chiesto dell'acqua e poi praticamente per tutto il viaggio ha riposato." Dopo l'atterraggio a Roma Ciampino, il trasferimento in carcere in Emilia. Shabbar, in passato video-collegato dal Pakistan, se lo vorrà, potrà essere presente in aula al processo e incontrare così suo fratello e i due nipoti per la prima volta dopo l'omicidio. Ma anche il figlio più piccolo, il fratello di Saman, sarà chiamato a testimoniare nella prossima udienza l'8 settembre.