Professor Locatelli, grazie, bentrovato intanto, è sempre un piacere trovarla. C'è stato un periodo in cui gli italiani la vedevano tutti i giorni, ma il periodo era talmente brutto che non ci manca forse in quel senso. "Assolutamente, poi per me è un piacere potervi avere qui ai laboratori dell'ospedale Bambin Gesù". Ci aperto le porte di questo laboratorio e grazie per averlo fatto. Il titolo che ci siamo dati in questa occasione ci fa partire da una riflessione che parte dal passato, ovvero il lavoro fatto con AIRC, che significa anche il lavoro fatto grazie alla ricerca, su una battaglia. Però vogliamo rispondere a una domanda. Mi deve rispondere a questa domanda. Quando? Quando vinciamo? "Quando vinciamo faccio fatica a darle una data precisa, però su una cosa non ho il minimo dubbio, su un aspetto non ho il minimo dubbio, cioè che questa battaglia la vinceremo e riusciremo a rendere il cancro una malattia guaribile nei pazienti. Già adesso, anno dopo anno, riusciamo a incrementare la percentuale dei soggetti guariti e per molte patologie il cancro ormai diventa una malattia cronica. Questi sono risultati straordinari che sono stati possibili solo coniugando la ricerca all'assistenza". È come un mosaico con tanti pezzettini, ci stiamo prendendo spazio, vinciamo pezzetto per pezzetto, prima di vincere tutto lo spazio. "Stiamo componendo pian piano il puzzle, che è un puzzle ovviamente complesso e complicato, che ha tanti aspetti. Ma quello che è importante sottolineare è che la comunità oncologica italiana, sia di ricerca, sia clinica, gioca un ruolo fondamentale a livello internazionale e lo fa anche e grazie soprattutto ai finanziamenti di AIRC che è il principale finanziatore della ricerca accademica nel nostro paese". Qui al Bambin Gesù, tra l'altro vicini a una data importante, fra qualche giorno ci saranno i quarant'anni che il Bambin Gesù è IRCCS, con tutto quello che ha fatto, in tutta questa storia all'interno del Bambin Gesù, professore, mi ha sempre colpito un fatto. Avere a che fare con un tumore è sempre un qualcosa di tragico. Quando accade a un bambino è qualcosa di innaturale, è un dolore immenso. Riesce ancora a mantenere il pallino sulla speranza, sul futuro, nonostante le storie umane che la incrociano ogni giorno? "Assolutamente sì, perché proprio l'oncologia pediatrica rappresenta uno dei modelli di maggior successo dell'oncologia medica. Oggi riusciamo a guarire più dell'80% dei bambini che si ammalano di una neoplasia. Per alcuni tumori riusciamo a ottenere percentuali di guarigione che vanno ben oltre il 90% e quindi evidentemente le gratificazioni che ognuno di noi riceve sono assolutamente straordinarie e impareggiabili. Certo, rimane ancora una quota di bambini che non riesce a superare la malattia oncologica, ma proprio loro rappresentano lo sprone e l'incentivazione migliore per investire ancora più sforzi e per cercare di dare quelle risposte a bisogni medici insoddisfatti. Ed è esattamente quello che riusciamo a fare qui al Bambin Gesù, per esempio avendo sviluppato la terapia con le cellule CAR-T nell'ambito dell'oncologia solida". E su questo c'è un passaggio evolutivo importante per questa terapia: CAR-T. Perché adesso c'è una speranza in più per quello che diceva, per riuscire a combattere anche i tumori solidi, non soltanto di altro tipo. "Assolutamente. La storia delle cellule CAR-T, di cellule del sistema immunitario di un paziente modificate in laboratorio per essere reindirizzate sul bersaglio tumorale, parte dalle neoplasie ematologiche, ma adesso abbiamo dei risultati assolutamente incoraggianti e di grande prospettiva anche nei tumori solidi. E anche qui fatemi tornare sull'aspetto del ruolo giocato da AIRC, perché proprio AIRC ci ha permesso di sviluppare il progetto delle cellule CAR-T nel neuroblastoma, che è il tumore solido extracranico più frequente dell'età pediatrica. Vuole un dato per capire la portata del miglioramento? Per i bambini che avevano un tumore refrattario o recidivante, la probabilità di essere vivi a 3 anni non andava oltre il 10-15%. Con le cellule CAR-T l'abbiamo quintuplicata, siamo nell'ordine del 50- 60%". Questa è una cosa che c'è adesso. Non è un discorso, diciamo, di teoria. Ma è l'oncologia pediatrica che dà il la, aiuta la medicina generale oppure è il contrario? Come funziona nel darsi suggerimenti operativi? "Io direi che è un supporto bidirezionale, perché è indubitabile che i pediatri imparano molto in generale dai colleghi dell'adulto, ma è anche vero che la pediatria ha rappresentato per tanti aspetti il primo setting applicativo. Parlavamo prima di terapia con le cellule CAR-T, ora è bello ricordare che la prima paziente guarita con una leucemia linfoblastica acuta era proprio una paziente pediatrica che adesso è una giovane signorina e che guarendo attraverso l'azione delle cellule CAR-T è diventata, in questo il presidente Obama è stato bravissimo a usarla come immagine, una sorta di testimonial di quello che può offrire il trattamento con le cellule CAR-T". Quindi professore, la battaglia la vinciamo. Questa è una certezza che dobbiamo tenerci tutti bene a mente. "Però la vinciamo tutti assieme. Investire in ricerca e in particolare in ricerca oncologica non è solo il tema di una classe medica, di una classe di ricercatori, ma è un tema che investe tutto un paese, perché il cancro, ahimè, purtroppo interessa tutti noi, tutte le nostre famiglie, quindi è importante che l'intera comunità italiana investa in ricerca supportando tutte quelle che sono le straordinarie progettualità, proprio perché, come dicevo prima, la comunità oncologica italiana è particolarmente fertile e produttiva". Tra l'altro c'è un messaggio, qualcosa che vuole affidare al professor Mantovani? "Ovviamente. Ciao Alberto. Le sue scoperte hanno permesso di chiarire meglio il ruolo giocato anche da cellule non necessariamente tumorali, ma che formano il cosiddetto microambiente di un tumore, e che possono depotenziare l'attività del sistema immunitario. Che dirti Alberto. Continua con tutto il tuo straordinario percorso. Camminare assieme sarà come sempre un piacere e un privilegio". Professor Locatelli. Grazie. Sentiremo la risposta del professor Mantovani, gliela riferirò. Grazie per tutto il suo lavoro, per il lavoro del Bambin Gesù e ci portiamo stretti la convinzione di vincere questa battaglia e speriamo di farlo il prima possibile. Grazie anche al professor Locatelli. Grazie prof. "Arrivederci". .























