Mentre prosegue il lavoro di Governo e Parlamento, è il mondo stesso della Giustizia a provare a ipotizzare cosa potrebbe cambiare nelle aule dei Tribunali d'Italia nei prossimi mesi alla luce di quanto emerso finora sulla riforma del processo penale. Così anche dentro ai Tribunali, per esempio, si ragiona sull'impatto che la norma sull'improcedibilità avrà sui dibattimenti ma soprattutto sulle Corti d'Appello. "Io non credo che, sicuramente, riguarderà i processi di mafia. Certamente necessita di una messa a livello delle Corti d'Appello. Il problema è fare in modo, aiutare, che quelle Corti d'Appello che sono indietro diventino virtuose. Cioè il problema è strutturale, non si può incidere sul processo penale togliendo diritti anziché aggiungendo persone e mezzi". Oltre ai cambiamenti delle regole di giudizio dell'udienza preliminare e al ricorso ai riti alternativi, entrambi aspetti della riforma intiepiditi rispetto alla bozza della Commissione Lattanzi, importanti per la riduzione del numero dei processi saranno l'ufficio del processo previsto dalla riforma Cartabia e ancor più la digitalizzazione. "Si prevede finalmente un fascicolo digitale, che sia digitale dall'inizio alla fine, quindi cerchiamo di togliere la carta. E allora, a quel punto, ecco, quelle sono le due cose che secondo me possono far ottenere quel meno 25%". Gli occhi restano puntati sui palazzi della politica, mentre il mondo della Giustizia intanto resta alla finestra. "Ogni giorno, ma ogni ora, ma ogni minuto che passa, rende sempre più insostenibile questa situazione. Sicuramente alla fine sono solo i cittadini a perdere".