Sono pasati 4 anni da quel 18 gennaio 2017, quando iniziarono a scorrere sulla televisione queste immagini. Immagini di quella che viene già ricordata come la tragedia di Rigopiano, dal nome della località in provincia di Pescara e del resort che era stato costruito a 1200 metri di altitudine sul gran Sasso. Quel giorno c'erano 40 persone tra ospiti e dipendenti della struttura, 1, 2, 3 scosse di terremoto, continua a nevicare e proprio dal Monte si stacca una slavina, basta un minuto e mezzo e una valanga colpisce in pieno l'hotel Con una forza pari a quella di 4000 tir. Secondo l'ultima ricostruzione, pubblicata qualche mese fa su scientific report, erano le 16:43. I soccorsi non arrivano, la procura aprirà un'inchiesta, le telefonate andavano avanti dalla mattina. Nessuna arriverà sul posto prima dell'alba successiva. La vista che si trovano davanti i primi soccorritori è questa. Iniziano giornate di ricerche ininterrotte, serviranno a trovare 11 sopravvissuti, ma il bilancio resta quello di 29 vittime. In questi anni è andato avanti il processo che ha visto indagati, tra gli altri, il Presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il Sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il direttore dell'albergo Bruno Di Tommaso e l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo. Un processo travagliato in cui si parla di omicidio plurimo colposo e abuso edilizio che è ancora nella fase dell'udienza preliminare. Ai ritardi si sono sommati i rinvii dovuti all'emergenza sanitaria, ora si dovrebbe riprendere il 5 marzo a Pescara. Intanto lo stato avrebbe versato, proprio in questi ultimi mesi, parte dei 10 milioni previsti come aiuti per gli eredi delle vittime.