Gabriele Marchesi non sarà consegnato all'Ungheria. La Corte di Appello di Milano ha nuovamente rinviato la decisione chiedendo al Ministero della Giustizia ungherese di valutare in base al principio di proporzionalità una misura alternativa alla detenzione per il 23enne milanese accusato, con Ilaria Salis, di lesioni aggravate potenzialmente letali nei confronti di due neonazisti. Marchesi, che resta ai domiciliari nella sua casa di Milano, e la 39enne in carcere da un anno a Budapest sono accusati di aver partecipato agli scontri del 10 febbraio 2023, durante una contromanifestazione alla vigilia della giornata dell'onore organizzata da gruppi di estrema destra. Per i giudici della quinta sessione le risposte fornite dall'amministrazione penitenziaria e dal Ministero della Giustizia ungheresi sulle condizioni del carcere a cui sarebbe sottoposto Gabriele Marchesi non sono sufficienti e non escludono un trattamento disumano in carcere. "Per garantire la presenza del signor Marchesi al processo in Ungheria, se sia possibile applicare direttamente gli arresti domiciliari in Italia, invece di una custodia cautelare in Ungheria." Per ora, dunque, nessuna consegna di Marchesi all'Ungheria, la decisione della Corte d'Appello punta a trovare una forma di cooperazione giudiziaria; la prossima udienza, in attesa della risposta ungherese, è fissata per il 28 marzo. "Ci fa ben sperare forse anche nei confronti della signora Salis perché se si può applicare al signor Marchesi è evidente che potrà, potrebbe almeno speriamo, trovare applicazione anche nei confronti della signora Salis.".