"Vorrei che tutti leggessero non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo". Nicola Lagioia cita il grande Gianni Rodari nel presentare l'edizione numero 32 del Salone del Libro di Torino, che accoglierà migliaia di lettori e centinaia di autori. Per cinque giorni, dal nove al 13 Maggio, Torino diventa la capitale mondiale della cultura, perché qui arriveranno alcuni fra i più importanti scrittori, scienziati, saggisti, filosofi, disegnatore, artisti, registi, sparsi in giro proprio per il pianeta. Da premi Nobel come Wole Soyinka, a musicisti come Jovanotti, a registi come Abel Ferrara, premi Pulitzer come Jhumpa Lahiri. La cultura non è solo un'opportunità di crescita personale - ragiona Lagioia - ma può può generare anche affari e guadagni. Il Salone costa circa quattro milioni di euro, tre milioni e mezzo di euro, a seconda delle edizioni l'anno e c'è una ricaduta sul territorio anche di 40 milioni di euro, cioè dieci volte tanto, perché voi provate... Infatti affrettatevi nel caso a prenotare una stanza d'albergo libera a Torino durante il Salone o i ristoranti, le boutique, i tassisti sono nostri grandi fan. E non è poco, soprattutto dopo gli anni bui delle polemiche con i grandi editori che nel 2016 lasciarono il Salone di Torino consumando la scissione e preferendo la fiera "Tempo di Libri" di Milano. Dopo i problemi giudiziari e il fallimento della Fondazione per il Libro, che hanno messo a dura prova l'evento torinese, pur sempre la più grande Fiera europea dell'editoria dopo quella di Francoforte. Si riparte allora dal marchio che a dicembre è stato acquistato per 600.000 euro dall'Associazione "Torino Città del Libro". E da qui si riparte. Credo che questo dia anche solidità, è per noi un'edizione zero e poi abbiamo prospettive future. Possiamo, appunto, lavorare su dei business plan, lavorare pensando davvero al futuro del Salone senza inciampi ulteriori.