Neanche il freddo e il gelo, che in questi giorni stanno spazzando la costa orientale degli Stati Uniti, hanno fermato chi si è messo in coda per comprare, appena possibile, Fire and Fury, il libro denuncia del giornalista Michael Wolff, che si preannuncia una bomba potenzialmente più devastante dell’uragano che minaccia in queste ore gli States. Una minaccia talmente seria per la Casa Bianca d’aver messo in moto gli avvocati nel disperato, e per ora vano, tentativo di bloccarne la pubblicazione con una querela per diffamazione. In tutta risposta, l’editore del volume ha anticipato l’uscita e il libro è già in cima alla lista dei titoli attualmente più venduti in America. Il perché Fire and Fury venga considerato esplosivo è presto spiegato: il lavoro di Wolff è un impietoso ritratto di un uomo al comando totalmente inadeguato, ai confini dell’inettitudine, circondato da parenti altrettanto incapaci o spregiudicati, e soprattutto disonesto. Rivelazioni contenute nel volume saranno, con ogni probabilità, oggetto di attenzione da parte del Procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sul Russiagate. Dal canto suo, il Presidente Donald Trump ha risposto nei toni e nella forma che gli risultano più consoni e ha affidato, ancora una volta, la sua rabbia a Twitter, dando a Wolff del bugiardo e negandogli ogni futuro accesso alla Casa Bianca. A seguito dell’uscita del volume, potrebbe riacquistare vigore l’offensiva per l’impeachment sulla spinta dell’area liberal, mentre cresce la preoccupazione all’interno del Grand Old Party, quando mancano ormai dieci mesi alle elezioni di mid term. In questo clima appare sospetta la decisione del Ministero della giustizia di riaprire, a sorpresa, il fascicolo per corruzione a danno della Fondazione Clinton.