La ricostruzione di quanto accaduto è l'elemento essenziale per determinare il reato. E per il momento la vicenda del rapinatore ucciso in via Cassia a Roma da una guardia giurata fuori servizio, non è ancora del tutto chiara. Di certo l'intervento del vigilante ha fatto scappare i quattro rapinatori che avevano svaligiato un appartamento e immobilizzato la donna che ci vive. Dieci i colpi esplosi, l'intero caricatore della Glock in dotazione. Avrebbe sparato il primo colpo per aria per avvertire i rapinatori, poi ci sarebbe stata una colluttazione con i ladri, mentre un altro componente della banda che era al volante di un'auto avrebbe cercato di investirlo, stando almeno al racconto della guardia giurata e anche di alcuni condomini. Ma il vigilante spara ancora. I malviventi fuggono, uno resta a terra. Ventiquattro anni, cittadino romeno, potrebbe essere stato colpito mentre scappava. Tant'è vero che è stato soccorso in un vialetto adiacente il condominio. Avrebbe quindi scavalcato un divisorio alto qualche metro. Per questo è nodale la ricostruzione per capire se, come ha raccontato la guardia giurata agli inquirenti, si è trattato di legittima difesa oppure no. In sostanza, potrebbe avere sparato anche quando non era più necessario difendersi. Da qui la contestazione di omicidio volontario, ma bisogna guardare con attenzione i filmati delle telecamere di sorveglianza, attendere la perizia balistica, lo studio delle traiettorie dei proiettili e anche l'autopsia potrà dare risposte. Dovrà infatti stabilire il foro di entrata e di uscita del proiettile che l'ha ucciso. .