Ru486, la campagna per giornata mondiale aborto sicuro

20 set 2023
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Una teca di vetro trasparente svetta sul Monte Bianco incastonata nel ghiacciaio della cima più alta d'Italia, dentro come una reliquia, visibile ma irraggiungibile, una pillola: la RU486. Così, medici nel mondo, e rete internazionale medico-sanitaria lanciano la campagna The Impossible PILL. Il suo Report in vista del 28 settembre, quando si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale per l'aborto sicuro, un diritto fondamentale. L'immagine dice tutto: l'iter cui sono costrette le donne per accedere all'interruzione di gravidanza farmacologica, è una vera scalata. "Una persona che vuole interrompere la gravidanza con il metodo farmacologico non sa dove reperire le informazioni, non sa come si fa, non sa dove si fa. Poi c'è l'obiezione di coscienza per cui c'è oltre 64% del personale sanitario è obiettore. Insomma, ci sono tanti, tanti ostacolo che rendono veramente molto difficile accedere ad una interruzione di gravidanza farmacologica". L'interruzione volontaria di gravidanza è un diritto garantito in Italia dalla legge 194 del 1978, ma spesso nella pratica si trasforma in una corsa ad ostacoli contro il tempo. Sia esso chirurgico che farmacologico, l'aborto resta un tabù. Il rapporto racconta una missione impossibile: accedere al RU486, un viaggio tra luci e ombre attraverso l'Italia, dalla Sicilia fino al Monte Bianco, per denunciare le difficoltà di accesso ala pillola abortiva, un diritto umano ancora troppo spesso ignorato. La RU486 continua a essere considerato un farmaco rischioso, nonostante in Europa si utilizzi da oltre 30 anni e, dal 2006, l'OMS la definisca un farmaco essenziale per la salute riproduttiva. Una procedura sicura e raccomandata per le interruzioni di gravidanza. Si tratta di un metodo poco invasivo: eppure, l'Italia è ancora molto in ritardo. L'RU è arrivata nel 2009 e sempre più persone l'hanno preferita al metodo chirurgico passando dallo 0,7% nel 2010 al 31,9% nel 2020. Numeri, però, ben lontani dagli altri paesi europei, non solo. Già diversi paesi hanno adottato la telemedicina, pratica non consentita in Italia. "Promuovere l'ospedalizzazione significa mantenere un maggior controllo sul corpo delle donne, sulle scelte delle donne, perché ovviamente, ci sono molti passaggi che vengono fatti quando ti rechi in ospedale per un'interruzione che sia con un metodo o con l'altro, che tu skipperesti se lo potessi fare a casa tua".

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