Una nuova tegola si abbatte sul primo cittadino di Milano. A due anni dalla grande esposizione universale, la Procura generale del capoluogo lombardo, dopo quella di falso, contesta al Sindaco Beppe Sala anche l’accusa di abuso d’ufficio in concorso con altre persone, avviandosi – chiusa l’indagine – a chiedere per lui il processo. Ancora una volta al centro della travagliata indagine c’è l’appalto più importante di Expo, quello sulla cosiddetta “piastra dei servizi”, inchiesta che in passato era stata oggetto di un braccio di ferro tra l’ex Procuratore capo Bruti Liberati e il suo aggiunto Robledo, con il secondo che accusava il primo di averlo in qualche modo escluso. Ragione per cui, poi, la stessa indagine era stata di fatto tolta di mano ai PM e presa in carico dalla Procura generale, che ora contesta all’ex n. 1 di Expo, poi divenuto Sindaco, presunte irregolarità nell’affidamento alla Mantovani Spa di una fornitura di 6.000 alberi per l’evento, per l’importo di 4,6 milioni di euro, quando invece, secondo l’accusa, l’effettivo valore sarebbe stato di gran lunga inferiore, ossia di 1,6 milioni. Una iniziativa, quella della Procura generale, che si pone in evidente contraddizione con i giudizi precedentemente formulati, apparendo anomala al punto da sembrare persecutoria, chiosano i legali del Sindaco, che intanto si preparano ad affrontare l’altro processo che vede Sala tra gli imputati, quello che, dopo la rinuncia all’udienza preliminare, si aprirà il prossimo 20 febbraio con rito immediato e che vede il primo cittadino di Milano accusato di falso per la presunta retrodatazione di due verbali della Commissione giudicatrice del maxi appalto della piastra di Expo.