E' il primo maggio dello scorso anno, la fuga di Shabbar Abbas e della Nazia Shahenn. All'Aeroporto di Malpensa si imbarcano per il Pakistan, la sera prima la figlia Saman è stata uccisa. Non accettava un matrimonio combinato. Consegnata, secondo la Procura di Reggio Emilia, dai genitori allo zio Danish e a due cugini arrestati dopo la fuga. Fino ad ora dal carcere nessuna confessione. La diciottenne non è mai stata trovata, malgrado mesi di ricerche dei Carabinieri. Il corpo nascosto, secondo gli investigatori, nelle campagne di Novellara intorno alla casa degli Abbas. La testimonianza del fratello sedicenne di Saman, lasciato dai genitori in Italia, oggi in una comunità protetta, al centro dell'indagine ma ora emerge anche un'intercettazione che incastrerebbe il padre. "Io sono già morto, ho ucciso mia figlia. L'ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l'abbiamo uccisa. Non me ne frega nulla di nessuno.", dice in una telefonata dal Pakistan, l'8 giugno 2021, un mese dopo la fuga. Parla con un parente in Italia. La conversazione è agli atti dell'inchiesta, il processo a carico dei familiari di Saman inizierà a febbraio. Il Pakistan non ha mai risposto alla richiesta di estradizione dei genitori.