"Samuele è nato 22 anni fa, da una gravidanza bellissima in realtà, però alla nascita si è creato un problema, non ha respirato e quindi ha avuto un'asfissia che ha generato una paresi cerebrale infantile, quindi un'encefalopatia, e una conseguente forma di epilessia grave". "Chi vi assiste? E a chi vi rivolgete se Samuele non sta bene?" "Siamo completamente abbandonati. Il nostro medico di base è andato in pensione un anno fa e da allora siamo...non abbiamo un medico di famiglia". La storia di Roberta e della sua famiglia racconta molto di quello che accade in Sardegna, dove mancano medici di famiglia, pediatri, medici specialisti, infermieri, operatori sanitari e posti letto. Nell'isola non c'è neanche un posto di rianimazione pediatrica. Se un bimbo ne ha bisogno deve essere trasferito nella penisola con un volo militare. Alla carenza di medici di medicina generale si prova a mettere una toppa tramite i cosiddetti ASCoT, dove si riceve chi non ha assistenza due-tre volte a settimana. "Per gli anziani è un problema enorme. Adesso abbiamo l'esempio di un paese, un grosso paese della provincia di Oristano: vi è un ambulatorio ASCoT, quindi un ambulatorio straordinario, i pazienti fanno la fila anche dalle 4 del mattino. I giorni scorsi avevamo temperature intorno agli zero gradi". "A soffrire di più è la provincia di Nuoro, dove manca quasi il 50% dei medici di medicina generale. "Quando li trovano, i medici preferiscono le zone non periferiche, quindi Cagliari e Sassari la fanno da maggiore. Nel quotidiano noi non possiamo far altro che utilizzare le ASCoT, in modo tale che si, come dire, mitighi il problema. In prospettiva io continuo a dire che la soluzione è la medicina di prossimità. Noi dobbiamo andare a casa del paziente, e scusate se insisto, perché anche il paziente cronico che ha bisogno di una ricetta, che va dal medico di base, questo problema non l'avrebbe più, perché se noi ce l'abbiamo monitorato a domicilio e si fa il teleconsulto, il piano terapeutico glielo fai a distanza". I medici rifiutano le interviste con noi, il codice di comportamento dell'azienda sanitaria non consente loro di parlare con la stampa in maniera libera. La Regione Sardegna è una di quelle che dedica più risorse alla sanità eppure, secondo il monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza, due delle tre aree monitorate risultano sotto i livelli di sufficienza, e sono l'assistenza ospedaliera e la medicina del territorio. "Qualunque donna nel nuorese si debba ritrovare nella mia situazione, per dire, a dover essere operata di tumore al seno, si trova davanti a un muro, perché in questo momento non abbiamo un chirurgo plastico, tantomeno senologo". "In tutto il percorso che la donna fa, di cura, ci sono pezzi del processo che le singole aziende possono non avere. In questi casi noi dobbiamo pretendere dalla rete che la donna venga operata entro 30 giorni". La Sardegna è la regione d'Italia in cui più cittadini rinunciano alle cure, o per ragioni economiche o perché sono carenti i servizi. I sardi che rinunciano a curarsi solo il 16% della popolazione, contro il 10% della media nazionale. "Liste d'attesa?" "Infinite. Quindi, solamente chi ha la possibilità economica sicura, e si salva, gli altri si arrangiano".