40.000 interventi chirurgici rinviati, ambulatori chiusi o aperti solo in parte, centinaia di migliaia di visite specialistiche ed esami diagnostici sospesi. Medici, dirigenti sanitari e veterinari della sanità pubblica incrociano le braccia. Uno sciopero nazionale di ventiquattro ore proclamato da tutte le sigle sindacali per protestare contro i tagli nella sanità. Prevista un’adesione massiccia, con picchi del 70 per cento. Verranno assicurate soltanto le attività di urgenza, di pronto soccorso e le cure ad anziani e bambini. Per gli altri, invece, potrebbe tradursi in una giornata difficile, con code e appuntamenti saltati. I camici bianchi parlano di sotto-finanziamento cronico della categoria, che da otto anni attende il rinnovo del contratto. C’è un divario sempre più ampio – si legge nel comunicato – tra chi può permettersi le cure pagando e chi deve attendere i tempi del sistema pubblico. Uno stato di malessere generalizzato, dunque, che ora rischia di esplodere. A farne le spese, come spesso accade, i cittadini. La speranza di medici e dirigenti è che ci sia un’inversione di rotta, che i temi della sanità e della salute pubblica tornino al centro dell’agenda politica nazionale.