Il decreto legge, convertito in legge dal Parlamento il 25 maggio scorso, prevede l'obbligo vaccinale per medici, infermieri e operatori socio-sanitari che lavorano sia in strutture pubbliche che private, nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali. Per capire chi non si sia ancora vaccinato, nelle regioni si sono incrociati i dati con i vari ordini professionali. "In questo periodo stanno partendo le lettere di segnalazione ai datori di lavoro, ai consigli dell'ordine, agli interessati, per quei soggetti che non hanno giustificazione nel non essersi vaccinati". Solo del pubblico, in Piemonte sono 2740 su 42 mila i sanitari ancora sprovvisti di vaccino, il 6,5%. Si tratta di 440 medici, il 4% e 6% del totale, e di 2300 infermieri, il 9% della categoria. A questi bisogna aggiungere anche 900 operatori socio-sanitari su 7600, quasi il 12%. "A che cosa vanno incontro gli operatori sanitari che non si sono vaccinati, dal punto di vista lavorativo?" "La sospensione dallo stipendio e dall'attività fino al 31 dicembre di quest'anno. A meno che non gli si trovi un'attività diversa, sempre all'interno della struttura sanitaria. Un'attività, però, che non lo mette a contatto con le persone fragili". Ma gli operatori sanitari no-vax non ci stanno. Alcuni hanno addotto scuse, anche fantasiose, per evitare la vaccinazione e la sospensione dal lavoro. Altri sono stati molto netti, a suon di carte bollate. In più di 500 stanno preparando un ricorso al TAR del Piemonte, per sottrarsi all'obbligo vaccinale. "Su che cosa sarebbero basati questi ricorsi?" "Da un punto di vista tecnico-scientifico, sostengono che si tratterebbe di una forma di sperimentazione del bacino. Il che è in netto contrasto con quelli che sono i dati che abbiamo a disposizione, perché il vaccino è stato autorizzato prima da Ema e poi da Aifa sul territorio nazionale". "Come giudica questo tipo di ricorso?" "Secondo me è un ricorso palesemente infondato, che è destinato a naufragare, punto".