La sua deposizione è prevista per il prossimo 9 Luglio. Carola Rackete è la capitana della Sea Watch 3 e dovrà rispondere ai magistrati dell'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un appuntamento a cui arriverà più serena, dicono i legali della ONG tedesca, considerato quanto deciso dal Gip di Agrigento, Alessandra Vella, che non ha convalidato il suo arresto. Ha lasciato Agrigento, ma resterà in Italia. La Procura ha già negato il nullaosta per l’espulsione per esigenze di giustizia, fanno sapere dall'organizzazione non governativa. L'attracco al porto di Lampedusa, ha scritto il Gip, appare conforme al testo unico per l'immigrazione, nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali, indistintamente, di prestare soccorso e prima assistenza allo straniero, rintracciato in occasione dell'attraversamento irregolare della frontiera. La Giudice ha poi accolto in pieno anche la ricostruzione di Rackete, secondo cui con la sua manovra in porto non aveva alcuna intenzione di colpire la motovedetta della Guardia di Finanza e sul Decreto sicurezza bis non ha dubbi: non può essere applicato, perché una nave che soccorre i migranti non può essere giudicata offensiva per la sicurezza nazionale. Nessuno speronamento volontario, dunque, rispettato il dovere di soccorso per il Gip. Decisioni che non sono andate giù a diversi membri del Governo, così dal Mediterraneo ai social dalle aule di Tribunale, a quella parlamentare, lo scontro sembra non placarsi. Resta sotto sequestro la Sea Watch 3, ferma nel porto di Licata. Intanto in mare sono tornate altre due ONG: Mediterranea e Open Arms. Il Ministro dell'Interno Salvini ha già avvisato i catalani: “Subiranno lo stesso trattamento della Sea Watch” mentre dalle coste libiche si continua a partire.