Le 11:36 del mattino il giorno prima di Ferragosto, sotto una Genova ribollente, sopra il traffico come sempre convulso che si incanala su una delle arterie principali del Capoluogo Ligure. Un passaggio necessario per attraversare una città adagiata sul golfo a picco sul mare dove le strade sono intrico di vicoli che si arrampicano per salite strette. All'improvviso, la pila 9 del Ponte Morandi su cui il traffico si è ingolfato nel solito ingorgo crolla. Le scene che seguono sono un incubo che si è impresso indelebile nella memoria di tutti gli italiani. Vetture che precipitano nel vuoto, altre che restano impigliate sospesi in un equilibrio precario prima di cadere e schiantarsi. Le urla della città e del quartiere che assiste impietrito all'impensabile. Il bilancio finale di quella giornata vede 43 vittime, due quartieri distrutti e centinaia di sfollati, ma soprattutto, una ferita mai rimarginata per la città. Sono passati sei anni da quel giorno e ancora si cerca di dare una risposta a quel crollo e i numeri del processo descrivono perfettamente lo stato dell'arte. 58 gli imputati dalla prima udienza celebrato il 7 luglio 2022, all'ultima il 16 luglio 2024, sono state effettuate 170 udienze. Tra testimoni del PM delle difese consulenti tecnici del Pubblico Ministero delle difese, periti imputati sono state ascoltate 324 persone; sono 16mila e 69 le pagine in cui sono state trascritte le udienze dibattimentali. Numeri mostri che però ancora non hanno portato una risposta definitiva anche se una verità a sei anni di distanza è ormai assodata. La tragedia era evitabile e solo la colpevole mancanza di manutenzione ha permesso che una struttura così cruciale per la mobilità genovese crollasse. L'11 settembre riprenderanno le udienze del maxiprocesso.