“La Cassazione ha messo molto, molto in difficoltà tutti gli store d'Italia, compreso il mio. E' stata vietata la vendita di infiorescenza, di erbe, di oli, di resine e quindi comunque gran parte dei prodotti su cui lo store faceva leva. Purtroppo ad oggi abbiamo soltanto un dispositivo di questa Cassazione penale a Sezioni Unite, non abbiamo ancora le motivazioni. La Cassazione dice che questi prodotti non sono vendibili a meno che si provi che non abbiano effetto drogate. Non si sa ancora i limiti per cui un prodotto di questo genere, elencato, possa essere considerato drogate o non drogante”. “Lei, quindi, come si è comportato?” “Io ho levato assolutamente tutti questi prodotti dalla pubblicazione di questa sentenza”. “Quali prodotti, quindi, possono essere commercializzati da oggi?” “Ad oggi rimangono pochi prodotti, rimangono soltanto prodotti alimentari, le bibite, i chupa-chups, gli accendini, gli accessori, le magliette, quello che potete vedere all'interno dello store”. “Considerando il modello di business di questo negozio, con questi prodotti l'attività sta in piedi oppure no?” “Il negozio ha sette dipendenti, ha due store nel centro di Firenze, le spese sono notevoli e quindi almeno un 50 per cento dei dipendenti per giusta causa dovrà essere mandato a casa”. “Per giusta causa?” “Per giusta causa, sì. In questo caso la legge prevede che è per giusta causa perché comunque ci sarà una riduzione immediata di vendita, di incassi, e quindi dovremo, purtroppo, ahimé, mandare a casa dei ragazzi che in buona fede, in maniera legittima e legale, facevano questo lavoro”.