Ieri sera siamo andati in onda con il reportage Amatrice il Borgo tradito. Sono tornato spesso in questi due anni e mezzo, ho visto tanta gente andare via, altra è rimasta, con coraggio. Ma sopravvive. Sopravvive in casette anguste, sopravvive nel paese che non c’è, dove l’economia rantola e il senso di sfiducia comincia ad essere plastico: si tocca non si immagina. Però, adesso 700mila tonnellate di macerie sono state rimosse, ora che buona parte della zona rossa è un campo libero, ora si può pensare alla ricostruzione. Ma quale, e come… Il sindaco mi ha detto che si fatica ad immaginare un futuro. Amatrice aveva mille anni. Un tessuto sociale e culturale stratificato nei secoli, dunque comprensibile che si fatichi a pensare ad una ricostruzione, magari in vent’anni. Ma è un obbligo farlo e farlo presto. Serve un piano di ricostruzione chiaro, coordinato, che vada oltre il Governi e i Commissari che cambiano. Il rischio ulteriore è che un giorno il nuovo borgo sarà in piedi, ma senza più gente. Senza più vita. Senza più storia. Un borgo tradito. .