Quattro ore di scene da film, di quelli che negli Stati Uniti chiamano i "prison movie", pellicole spesso di successo ambientate nelle carceri, che raccontano rivolte. Ma questa volta era tutto vero, non era un film. A Sanremo si è evitata la tragedia e non ci sono state vittime soltanto grazie all'abilità di chi è riuscito a gestire una situazione ai limiti del dramma. Il periodico rapporto sul sovraffollamento delle carceri italiane dice che nel 2017 i numeri sono tornati a crescere. In Italia ci sono 190 penitenziari, alcuni sono vere e proprie cittadelle con migliaia di detenuti. Sanremo no, Sanremo è concepita per 200 detenuti; al momento ce ne sono quasi 300, più della metà stranieri. Una miccia sempre sul punto di esplodere, che questa volta non è detonata grazie all'abilità degli agenti della polizia penitenziaria, che hanno trattato con i rivoltosi e alla fine li hanno convinti a desistere. Gli stessi agenti della polizia penitenziaria che ogni anno sventano 900 tentativi di suicidio e in migliaia di casi evitano gravi conseguenze ai detenuti quando praticano atti di autolesionismo. Detenuti e agenti, le due facce della stessa medaglia, in condizioni di vita che spesso non si possono definire civili.