Soccorsi 55 migranti, 11 sbarcati a Lampedusa

01 lug 2019
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Dalla Libia della guerra, dei lager, delle torture si continua a fuggire e a tentare di raggiungere la salvezza in Europa. In 55 vengono avvistati in acque internazionali dalla ONG Open Arms e salvati dalle motovedette italiane, 11 di loro vengono portati a Lampedusa, 7 donne, alcune incinte, che non riescono neanche a reggersi in piedi e 4 neonati. Che sia a bordo di motovedette militari o su piccole imbarcazioni sono ormai quotidiani gli sbarchi nei porti italiani, blindati, di fatto, solo per le organizzazioni umanitarie. Difficile è spiegare ai tanti turisti presenti sull'isola perché, dunque, per avere sbarcato i 40 salvati il 12 giugno la Sea Watch è sotto sequestro e il Comandante in arresto. Questo è l'ultimo video diffuso dalla cabina di comando della Sea Watch, è quello con cui la Comandante annuncia l'intenzione di entrare in porto, nonostante il divieto ricevuto alle ripetute richieste di autorizzazione dello sbarco con equipaggio e naufraghi allo stremo dopo 17 giorni in mare. Due giorni dopo, dalla casa in una località riservata di Lampedusa in cui sta scontando i domiciliari in attesa di volare ad Agrigento davanti al GIP che dovrà pronunciarsi sulla convalida dell'arresto, Carola Rackete affida ai suoi legali le parole che ora non può più pronunciare pubblicamente. Si scusa per quella azzardata manovra di attracco al molo che le è costata l'accusa di resistenza a nave da guerra. “Lei mi ha raccontato, insomma, la sua rappresentazione dell'episodio, come lei ha vissuto questo episodio e io posso ribadire che in alcun modo c'è stata la volontà da parte della Comandante di arrecare del danno a qualcuno. Si parla di speronamento, non c'è stata nessuna volontà di speronare la nave della guardia di finanza, ma semplicemente la volontà di portare in porto la nave, quindi portate a terra i migranti”. Sull'operato della giovane Comandante tedesca il Paese si divide: quella parte di società civile che decide di stare con l'associazione umanitaria si mobilita in suo favore, sottolineandone il coraggio per aver portato a termine una missione che ha violato la legge, ma ha permesso di salvare le vite di 53 donne e neonati, bambini, minori soli e giovani uomini, evitando che fossero riportati nei lager della Libia e riconsegnati alle torture che già hanno subito. “Carola si è effettivamente scusata con la guardia di finanza, ma non per essere entrata in porto e questo ve lo posso assicurare perché le ho chiesto personalmente se si era pentita, se si fosse pentita e mi ha detto “No, non avevo scelta, io dovevo entrare in porto perché un'altra notte in mare non l'avrei potuta fare. Ovviamente sono molto spiaciuta per quell'incidente”. Dopo i 300 mila euro raccolti grazie alle donazioni di migliaia di cittadini, eventi sit-in sono stati organizzati in varie città d'Italia come a Palermo, dove il 2 luglio si riuniranno il Forum antirazzista con sindacati, cittadini, associazioni laiche e religiose.

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