Le faccio fare un salto lungo. Da quel giorno, alla notte degli Oscar. Lei quella notte cita, ringrazia, quattro persone. In realtà più di quattro perché uno è un gruppo. Maradona, Talking Heads, Fellini, Scorsese. Se vincesse oggi, se rifacesse quella notte oggi, citerebbe qualcun altro? Aggiungerebbe qualcun altro? No. Citerei questi quattro. Non è cambiato niente. Invece esiste un Paolo Sorrentino, pre Oscar e uno post Oscar? No, devo dire io ritengo di essere rimasto più o meno simile. L'Oscar è stata una bellissima parentesi, ma è stata una bolla, diciamo. So anche molto bene perché poi conosco anche abbastanza bene i registi italiani che hanno ricevuto prima di me, Salvatores, Benigni li conosco bene e mi hanno, quando facevo la campagna per l'Oscar, mi hanno raccontato un po' come funziona. È una parentesi meravigliosa che ha un effetto molto positivo, quello di garantirti un certo credito per il futuro che comunque poi devi mantenere. Questo è l'effetto positivo. Però è una cosa episodica. Ha raccontato, per quanto riguarda l'Italia, il calcio, Andreotti, Berlusconi, Roma e il Vaticano. C'è del nostro Paese qualche altra cosa che vorrebbe raccontare? Napoli. Napoli potrebbe essere il prossimo obiettivo.